Una via a Reggio Emilia per Germano Nicolini. Grazie Comandante Diavolo!
Germano Nicolini è persona importante per la storia di Reggio Emilia, della Provincia reggiana e della nazione italiana per i suoi atti di eroismo per la Liberazione dal nazifascismo e di riconciliazione nazionale nel dopoguerra.
Chi era Germano Nicolini?
Nella sera di Sabato 24 Ottobre 2020 è purtroppo scomparso all’età di 100 anni Germano Nicolini.
Germano Nicolini nasce a Fabbrico, nella Bassa reggiana, il 26 novembre 1919, da una famiglia di contadini proprietari . Durante la seconda guerra mondiale divenne ufficiale del 3° reggimento carri. Imprigionato l’8 settembre 1943 a Tivoli riesce a fuggire. Torna in Emilia, dove si unisce alla 77esima brigata Sap “Fratelli Manfredi” diventando comandante di 900 uomini, avrà tre differenti nomi di battaglia, prima “Demos”, poi “Giorgio” ed infine “Diavolo”.
Durante la guerra partecipò a tredici scontri a fuoco e a due battaglie in campo aperto, quelle di Fabbrico e di Fosdondo (dove invece perì, fra gli altri, Luciano Tondelli), contro i nazifascisti, riportando due ferite. Dopo la liberazione venne nominato comandante della piazza di Correggio, quindi ufficiale addetto ai rapporti tra il governatorato e le amministrazioni comunali della bassa reggiana dal governatore americano Adam Jannette.
Si distinse anche per l’equilibrio e la difesa di prigionieri fascisti appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana, evitando in più occasioni – come testimoniarono al processo di Perugia del 1947 alcuni di essi – tentativi di giustizia sommaria. Fu anche responsabile partigiano del carcere di Correggio e in tale ruolo, il 27 aprile 1945, respinse il primo di due assalti alla prigione da parte dei partigiani, i quali, senza un mandato del Comitato di liberazione nazionale, volevano prelevare sette repubblichini
Si distinse nell’immediato dopoguerra come Segretario dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Correggio, pioniere della riconciliazione nazionale aprendo una mensa del reduce cui potevano accedere partigiani ed ex-fascisti che non si erano macchiati di crimini.
Alle elezioni amministrative del marzo 1946 fu eletto nel Consiglio comunale di Correggio con la lista del Partito Comunista Italiano: a fine dicembre dello stesso anno, dopo le dimissioni del Sindaco Arrigo Guerrieri, divenne primo cittadino, ricevendo anche i voti di tre consiglieri dell’opposizione democristiana, in una zona e in un periodo ancora turbati dalle vendette e dai delitti di stampo politico. Fondendo gli ideali comunisti con quelli cattolici, si impegnò principalmente per la popolazione più bisognosa e per gli ex combattenti della guerra.
Il 18 giugno 1946 viene assassinato don Umberto Pessina; dopo otto mesi l’accusa infamante: lo si vuole, a tutti i costi, colpevole del delitto, prima come esecutore materiale e poi come mandante. Viene arrestato il 13 marzo 1947; il 26 febbraio 1949 la Corte d’Assise di Perugia lo condanna a 22 anni di carcere ed alla perdita di ogni diritto civile e militare: ne sconta 10, per sopravvenuto indulto a favore di ex appartenenti alle formazioni partigiane. Per quasi mezzo secolo grida la sua innocenza e chiede, inascoltato, che lo si aiuti per la revisione del processo. Eloquente, al riguardo, il titolo del suo voluminoso libro-memoriale, “Nessuno vuole la verità”. Poi la confessione dei veri colpevoli (settembre 1991) e la loro condanna (1993). Finalmente la revisione del processo: la Corte di Appello di Perugia, in data 8 giugno 1994, lo assolve con formula piena, vittima di macchinazione politico-inquisitoriale.
Nel novembre 2000 l’allora ministro per le politiche comunitarie Gianni Francesco Mattioli chiese pubblicamente perdono a Nicolini per l’operato del padre, Pietro, pubblico ministero al processo di Perugia del 1947. In un’intervista affermò: «Si voleva far condannare Nicolini che essendo cattolico e comunista, non piaceva alla gerarchia cattolica né ai vertici comunisti. Credo che [mio padre] se fosse stato vivo quando si appresero le manomissioni del materiale inquisitorio, avrebbe sofferto grandemente. Aveva molto rispetto per Germano Nicolini, al contrario della corte». Mattioli ricordò che all’epoca monsignor Socche si era presentato due volte a casa loro per chiedere al padre la condanna di Nicolini. Anche l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga il giorno dopo la confessione di Gaiti telefonò personalmente a Nicolini chiedendo scusa a nome dello Stato Italiano.
Nel marzo 1997 è stata conferita a Germano Nicolini la medaglia d’argento al valore militare per attività partigiana, ricevuta effettivamente in una cerimonia il 4 novembre; pochi giorni prima Nicolini aveva nuovamente ottenuto i gradi di capitano revocati dopo la condanna.
La motivazione: “Ufficiale dell’Esercito, dopo l’8 settembre, fuggiva dalla cattura ed entrava in formazione partigiana e difesa della Patria invasa. Durante il lungo periodo di appartenenza alle formazioni e nelle numerose azioni di combattimento dimostrava brillanti doti di organizzatore e di comandante, sprezzante di ogni pericolo. La sua opera è stata giudicata cospicua, perché svolta in difficili condizioni, in zona di pianura costantemente controllata dal nemico. Considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana”
Il 25 aprile 2017, a 97 anni, partecipò a Carpi alla cerimonia pubblica ufficiale del 72º anniversario della Liberazione, con un intervento dal palco del teatro comunale alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Cosa si chiede al Comune di Reggio Emilia?
- A inserire il nome di “Germano Nicolini, partigiano” nei toponimi, passati gli adeguati tempi di legge (10 anni), degni di attribuzione per una via, parco o piazza della città di Reggio Emilia.
- A prevedere un momento ufficiale nelle celebrazioni del 25 Aprile 2021 di ricordo per Germano Nicolini.
- Prevedere con Anpi e Istoreco momenti rivolti alle scuole per spiegare ai giovani la figura di Germano Nicolini, uomo importante della nostra comunità.